Noa in concerto con l'Orchestra Ico Magna Grecia
TARANTO - “Noa in concert”, e a Taranto è già attesa spasmodica. Achinoam Nini, nota in un tutto il mondo come Noa, sarà la “stella di prima grandezza” che farà risplendere l'appuntamento inaugurale con la stagione “Eventi Musicali” dell’Orchestra della Magna Grecia.
Mercoledì 23 novembre (sipario ore 21.00), al Teatro Orfeo di Taranto si esibirà la cantante israeliana Torna a esibirsi con l’Orchestra della Magna Grecia la cantante israeliana nel cui canto si mescolano armoniosamente jazz, rock americano e suggestioni mediorientali, un’artista capace di superare tutte le frontiere culturali. Nel concerto di Taranto canterà un programma sinfonico che condurrà il pubblico in un “meraviglioso” viaggio musicale dallo Yemen fino a Napoli, passando da Tel Aviv.
Sono queste le radici culturali e artistiche di Noa. Nata a Tel Aviv nel 1969 da genitori yemeniti ebrei che si erano rifugiati in Israele, dopo due anni la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti dove la cantante si è formata musicalmente. In profonda crisi di identità - “non ero bianca e non ero nera” ricorderà -, a 17 anni Noa ritorna in Israele dove per due anni presta servizio militare, una esperienza che la segna significativamente.
Da quel momento l’artista userà il canto come strumento di riavvicinamento fra i popoli in conflitto, con particolare riguardo alla tragica questione mediorientale. Per questo Noa nel 2001 è stata insignita ad Assisi del premio “Artista per la Pace”, e nel 2003 è stata nominata “Ambasciatrice di buona volontà” della FAO.
Da sempre alla ricerca di atmosfere e culture musicali diverse, in particolare mediterranee, le sue canzoni sono fortemente influenzate dall'ambiente israeliano perché, come afferma, “non potrei mai vivere lontano da Israele".
Recentemente Noa ha inciso il disco “Noapolis” cantando in napoletano le canzoni classiche della tradizione partenopea, un repertorio che sarà presentato anche a Taranto: “Santa Lucia”, “Era di maggio”, “Io te vurrie vasa”, “Tammuriata Nera”; nel concerto saranno proposti anche brani popolari del repertorio yemenita e israeliano, come anche “la vita è bella” dell’omonimo film di Roberto Benigni.
Già aperta la prevendita: poltronissima € 45, platea centrale e I galleria € 35, II e III galleria € 25: Orchestra Magna Grecia, via Tirrenia n.4, Taranto (Tel. 099 7304422 - 7328884) e Basile Strumenti Musicali, via Matteotti n.14, Taranto (Tel. 099 4526853).
with the magna grecia orchestra
TARANTO - In viaggio con Noa, da Tel Aviv a Napoli, sulle ali della musica e dell’armonia tra i popoli. Stasera, alle 21, si spiegheranno nel teatro Orfeo di Taranto, dove la cantante israeliana di origini yemenite, ambasciatrice di pace nel mondo, verrà affiancata dall’Orchestra della Magna Grecia per la prima tappa (sold out) di un mini tour «sinfonico» atteso venerdì al teatro Duni di Matera e sabato al Politeama Greco di Lecce. L’incontro per l’intervista è in un albergo del capoluogo ionico. E il primo sorriso di Noa, solare, arriva subito, quando scopre che Mario Costa, l’autore delle musiche di Era di maggio, uno dei brani in scaletta (tratto dall’album Noapolis), è di Taranto. «Questa sì che è una sorpresa», dice, scambiandosi sguardi di complicità con Gil Dor, il chitarrista con cui collabora da oltre vent’anni e che l’accompagna anche per questi concerti. «Con Era di maggio - racconta - vogliamo far respirare al pubblico aria di primavera dopo Autunno, un brano napoletano meno conosciuto, e un pezzo del repertorio israeliano, Ruach Stav, anche questo dedicato alla più malinconica delle stagioni».
Presentazione concerto di Noa
E il profumo della Primavera araba quant’è forte oggi nell’aria?
«Parliamo di una rivoluzione condotta con le armi del Duemila, facebook e il telefonino. Ma in Israele continua a suscitare un misto di speranza e paura. L’augurio è che questi Paesi arrivino alla democrazia, però la situazione di instabilità ci fa stare sulla difensiva. Siamo solo un piccolo Paese al centro di un grande Risiko. E c’è la posizione paradossale della sinistra radicale che, in Italia e in Europa, sta distruggendo qualsiasi chance di pace».
A tal proposito, le hanno fatto male le contestazioni di due anni fa, durante la Notte della Taranta?
«È stato davvero triste, anche se si è trattato di un piccolo gruppo. La gente deve capire che solo col dialogo si può aiutare la causa della Palestina».
Lo scrittore Amos Oz sostiene che quello tra israeliani e palestinesi è un matrimonio infelice, per cui bisogna separarsi. È d’accordo?
«Preferisco guardare alle tante affinità. Il nodo è il fanatismo religioso».
Spesso gli ebrei fanno ricorso all’ironia. «Ed è ciò che li unisce ai napoletani, insieme al caos, al calore, al senso del romanticismo incurabile, all’amore per la bellezza. Evidentemente l’ironia si sviluppa più facilmente nei popoli che soffrono e sono costretti a lasciare la propria terra. Io stessa sono andata a vivere a New York con i miei genitori, prima di tornare in Israele sedicenne».
Ed è lì, a New York, che ha scoperto le canzoni napoletane? «Mia madre le cantava sempre, in particolare Torna a Surriento. Sono capolavori nei quali puoi trovare la qualità della musica classica e il sentimento della tradizione popolare».
Non ha avuto timore di confrontarsi in Italia con questo repertorio?
«Beh, devo dire che è stata una pazzia. Ma ben incoraggiata da tanti amici napoletani».
Francesco Mazzotta
23 novembre 2011
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