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Noa's concert at Pomigliano Jazz Festival (Italy) July 9th |
Un’esplosione di linguaggi, culture ed atmosfere: questa l’ottava edizione. Gli Art Ensemble of Chicago, grandi amici del festival, celebrano in compagnia di Marco Zurzolo il ritorno di Joseph Jarman: caos organizzato, serio e profondo, per una vera catarsi collettiva. I due batteristi Horacio “El Negro” Hernandez e Robby Ameen cesellano un mix travolgente di ritmi cubani, swing, funk e talora anche hip hop: l’aria pulsa, la terra trema, tutti ballano. Il quintetto di Dave Douglas, con Uri Caine al piano Fender Rodhes, suona colto, raffinato, introspettivo.
Emozionante il lungo lamento blues che la tromba di Douglas dedica in solo alle tragedie di americani ed iracheni. I Doctor 3 rileggono in jazz De Andrè, Modugno, Red Hot Chili Peppers ed altri protagonisti della musica pop. Il jazz campano dimostra tutto il suo vigore con gli ammalianti dialoghi fra piano e batteria del duo Urciolo-Smith; con l’eleganza al fulmicotone del quintetto di Salvatore Tranchini, che qui presenta in anteprima il suo ultimo disco; con i virtuosismi di Marco Zurzolo e Antonio Onorato in “Le metamorfosi di Tony”, riduzione teatrale di un testo di Francesco Varriale, interpretata da Tonino Taiuti sullo sfondo delle proiezioni di lavori pittorici creati per il festival dallo stesso Taiuti, da Riccardo Dalisi e Salvatore Ravo.
Ogni serata è preceduta dall’esibizione dei Son de Cuba, formazione di musica tradizionale cubana proveniente dalla provincia di Granma, gemellata con la Città di Pomigliano ed altri comuni della provincia di Napoli. Sul palco del concerto finale, un melting pot che non ha precedenti: la cantante israeliana Noa, accompagnata dal chitarrista Gil Dor e dal percussionista Zohar Fresco; il sassofonista Stefano di Battista e il suo quartetto dal sound hard bop, con Roberto Gatto alla batteria; i venticinque elementi della napoletana Nuova Orchestra Scarlatti, ensemble sinfonico diretto per l’occasione dal pianista jazz Gerardo Di Lella.
Il risultato ha potenza, grazia ed una lucente policromia. Brillano tutte le canzoni, spicca “Eye in the sky” di Alan Parson, è da brividi l’interpretazione dello standard “My funny Valentine”. Chiudono il festival due acclamati bis del tutto imprevedibili: “Santa Lucia luntana” e “Torna a Surriento”. Il coro divertito che li accompagna conta oltre dodicimila ugole. Le vie della musica sono infinite.
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