This post is dedicated to Mariangela & Maurizio.
It is a masterpiece that sets off from the ancient myth of Apollo who had various responsibilities given by his father Zeus. He was the God of light who every morning rode the chariot of the Sun led by four horses. He was eternally young, a great athlete and a skilful archer with a heavenly perfect physique. The laurel crowns worn by the winners of competitions and poets and himself made him sacred.
He was also the God of music. He was the one to make the most of the lyre invented by Hermes but then gave it away to Orpheus.
Poetry and music, this is the blend chosen by Nicola Piovani in order to “sing” the eternal myth of light and darkness, as when we come into the world from darkness to light, the divine light and the panic of the metropolitan black-out.
Piovani puts together his music and the words of Homer, Callimachus, Byron, Einstein, Dante, and others with the help of a great Italian poet Vincenzo Cerami. Not to forget Mr. Cerami's verses which are superb.
"Quando ho visitato per la prima volta il sito archeologico dell'isola di Delos, uno dei punti più luminosi dell'intero nostro pianeta, il grande archeologo Hadjidakis che a quest'isola ha dedicato parte della sua vita mi ha introdotto nel seduttivo mito della nascita di Apollo che a quest'isola è strettamente legato. Apollo nacque a dispetto degli dei, i quali erano ostili alla sua nascita perché la sua sublime divinità avrebbe portato Luce ai mortali: gli dei erano ostili alla nascita della luce! E mentre le mie orecchie ascoltavano le peripezie della madre Latona – o Leto che dir si voglia – ospitata a Delos per partorire dopo lunghissime doglie, la mia mente istintivamente riandava alle letture giovanili sulla fisica moderna, agli scritti divulgativi sulla teoria della relatività, e all'impressione che mi faceva sentir parlare della “invalicabilità della velocità della Luce”.
C'è per me qualcosa di divino in quel termine “Invalicabilità”, e la lettura appassionata degli scritti filosofici – o pseudo-filosofici - di Albert Einstein mi ha segnato per anni. Ora, su quest'isola, che potevo chiamare l'Isola della Luce, le emozioni si sommavano: la favola sublime di Apollo, l'invenzione della cetra di Hermes, le parole che diventano Canto, gli interrogativi cosmici espressi da Einstein con candore ginnasiale, il mare Egeo che ci circondava luccicando, la favolosità di una civiltà così lontana nel tempo dalla mia civiltà, che oggi è impanicata dal terrore dei black-out metropolitani, della mancanza di energia, della mancanza di Luce.
Le metafore abbondavano e abbondavano le ragioni per desiderare di tradurre in musica quelle sconnesse emozioni .
Il progetto era molto ambizioso, forse troppo per me; ma la commissione del Ministero della Cultura di Atene, l'aiuto fraterno della penna Vincenzo Cerami, l'dea della voce sublime di Noa mi hanno spinto a vincere gli indugi.
L'Isola della Luce è una composizione che prova a cantare la bellezza dei grandi interrogativi senza risposta, la loro struggente e fragile seduzione, la fede cosmica sempre in bilico fra il panico dello smarrimento e la serena luminosità del mistero. La partitura dell'Isola della Luce è dedicata a Marco, che quando ho cominciato a scriverne le prime pagine era fra noi, e quando sono arrivato all'ultimo movimento era già trapassato in un'altra dimensione, forse più luminosa della nostra."
Nicola Piovani (Roma, 10 -04 - 2005)
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