6 June 2012

Noa's concert in Napoli (Italy)



Noa “cantanapoli” al San Carlo. All’anteprima della V edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la cantante israeliana rapisce il pubblico del Massimo partenopeo. Da “I’ te vurria vasà” a “Tammurriata nera”, da “Santa Lucia luntana” a “Fenesta vascia”, la voce di Noa, accompagnata dal maestro Gil Dor e dal Solis String quartet, interpreta i brani più famosi della tradizione musicale napoletana tratti dal suo ultimo disco “Noapolis”.
Le luci si abbassano e nel silenzio del teatro il suono della chitarra intona “Munasterio ‘e Santa Chiara”. Il pubblico è in attesa e quando entra Noa si scioglie in un applauso.
“Torna a Surriento” (con la quale Noa ha vinto il Premio Caruso) è la prima canzone della serata. Superata la prova iniziale, il pubblico del San Carlo con il sindaco De Magistris in testa, il questore Merolla, il prefetto De Martino, l’ambasciatore d’Israele Naor Gilon, il direttore artistico del festival Luca De Fusco e il presidente della Fondazione Campania dei Festival, assessore regionale, Caterina Miraglia, si lascia trascinare dall’artista israeliana e la applaude con gioia.
“Buonasera a tutti, non posso dirvi quanto sono emozionata- esordisce Noa per la prima volta al San Carlo - la vostra città è uno stato dell’anima”, e poi aggiunge - “Da Napoli allo Yemen, da Gerusalemme a New York, stasera compiremo un viaggio superando le barriere e inchinandoci al dio della musica che ci unisce tutti”.
Talento musicale, grande comunicativa e spiccata simpatia, Noa, (insignita dal Presidente Napolitano del titolo di Cavaliere della Repubblica) canta, fischietta e suona le percussioni  passando dalla lingua napoletana (davvero ben interpretata e studiata nei minimi dettagli) di una graziosa villanella alla lingua inglese di un pezzo pop per poi tornare al napoletano con “Era de Maggio”. 
“La prossima canzone l’ho imparata da mia nonna yemenita e vorrei dedicarla a tutte le donne che devono lottare per i fondamentali diritti umani”, aggiunge la cantante e comincia a intonare il brano a cappella battendosi il petto per tenere il ritmo . Un momento molto emozionante per il pubblico, coinvolto, subito dopo, nel brano “I don’t know”. I Solis String quartet, che dal 2002 collaborano con l’artista di Tel Aviv e con i quali è nato il prezioso album “Noapolis”, chiudono la prima parte del concerto.
“La mia famiglia si è trasferita a New York quando ero molto piccola. Negli Stati Uniti vivevo nel Bronx, un quartiere che ricorda molto Napoli, i nostri vicini rumorosi e gioiosi erano infatti napoletani e il mio primo lavoro è stato in una pizzeria napoletana. Il modo in cui parlavano della loro terra lontana era lo stesso con cui la mia famiglia parlava di Israele. Gli immigrati condividono sempre gli stessi sogni e lo stesso dolore”, racconta Noa dopo aver cantato “Santa Lucia luntana”.
E poi, nel finale, la melodia di “I’ te vurria vasà” cantata con il pubblico,  il ritmo di “Alla fiera di Mastrandrea”, la satira dei canti popolari israeliani, l’arabeggiante versione di “Tammuriata nera” e ben due bis (chiamati a gran voce dal pubblico che le ha tributato una lunga standing ovation): “Beautiful that way” (colonna sonora del film “La vita è bella” di Roberto Benigni) e una ispirata “Ave Maria”. 




di Federico Vacalebre
NAPOLI - Quell’applauso finale, sempre più intenso, convinto, caloroso, incorona lei, Achinoam Nini, yemenita nata a Tel Aviv e cresciuta a New York, regina della canzone napoletana. Regina straniera, napoletana adottiva (a quando un passo ufficiale?), finalmente al San Carlo con le melodie di «Noapolis» e il suo canto libero, da usignolo del mediterraneo che confessa di aver vissuto, sofferto, amato, viaggiato, studiato. Già, perché è stato lungo il processo di apprendimento, scelta, interiorizzazione di un repertorio che ormai è suo quanto la «Beautiful that way» che compare immancabile nei bis. La nostalgia, la «malincunia» dell’emigrante di «Santa Lucia luntana» diventa nel suo fonema scuro e assorto canzone di esilio e diaspora, come «’A cartulina ’e Napule» parla di chi è costretto a vivere lontano da Israele o dalla Palestina: il sogno della pace, dei due stati e dei due popoli capaci di convivere, è ribadito in ogni suo discorso, in ogni sua apparizione pubblica. «Tammurriata nera» è la danza del meticciaggio etnico e culturale che ogni porto del Mediterraneo dà per scontato. 


Il «Napoli Teatro Festival Italia» apre con un cocktail glocal, il più esportato dei beni culturali campani/italiani, e un’interprete d’eccezione, internazionale, ugola che sa vibrare come facevano Gilda Mignonette e Giulietta Sacco, essere cristallina come quella di Joan Baez, ma è inesorabilmente e ineludibilmente personale, originale. La scugnizza di Tel Aviv (in)canta, accompagna con gli occhi e le mani «Era de maggio» (deliziosamente contrappuntata), «Fenesta vascia», «Villanella che all’acqua vai», «Sia maledetta l’acqua». «Napule ca se ne va» è l’omaggio a Roberto Murolo, «I te vurria vasà» un cesello di tecnica che non perde nulla in potenza emotiva. Gli archi del Solis String Quartet tessono per lei arrangiamenti speciali, delicati ma non estenuati, da camera ma contemporanei, antichi ma moderni, raffinati ma essenziali, in cui la chitarra del fido Gil Dor si inserisce con gusto e precisione.
Le rare concessioni al repertorio internazionale (yemenita, israeliano e pop) di Noa sono eccezioni che confermano la regola, uno dopo l’altro i pezzi di «Noapolis» sfilano e strappano l’applauso del pubblico, dai vip attratti dal galà inaugurale (il sindaco De Magistris, il questore Merolla, il prefetto De Martino, più l’ambasciatore d’Israele Naor Gilon e una folta delegazione del suo Paese, stampa compresa, accolti dal direttore artistico Luca De Fusco e dal presidente della Fondazione Campania dei Festival, l’assessore regionale Caterina Miraglia) ai fans che seguono con fedeltà la cantante sin dalla sua prima apparizione napoletana.


«Noapolis» è città immaginaria dalle ferite risanate, miracolosamente curate dal canto di una sirena venuta da così lontano, da così vicino. «Noapolis» è metropoli capace di riconquistare, almeno nello spazio di una canzone, almeno nella cornice fatata del San Carlo, l’armonia perduta. È terra di trilli, di acuti, di bassi profondi. È una serenata sul mare, è malinconia, è appocundria, è eco d’Oriente, è voce d’Occidente. È il perfido gioco di una straniera che gioca in casa, di una viaggiatrice - e non turista - che sa guardare, ascoltare, leggere prima ancora che «suonare la voce». Ma è anche una scommessa, concessa, finora, negli anni recenti solo agli Avion Travel e a Teresa Salgueiro (anche lei con il Solis): la canzone napoletana senza casa si trova bene nel teatro più bello del mondo. Ma servono interpreti veraci, dotati e impegnati come Achinoam Nini, «Nini Kangy» si è ribattezzata lei sulle note di un’altra popolare canzone, giocando a fare la sciantosa senza malizia alcuna.
Giovedì 07 Giugno 2012 - 10:01

6 giugno 2012, Teatro di San Carlo

La celebre cantante israeliana, regina della worldmusic, omaggia la canzone napoletana d'autore per l'anteprima del Napoli Teatro Festival Italia.
La sua intensa voce ha commosso il pubblico di tutto il mondo sulle note della canzone Beautiful that Way, colonna sonora del film La Vita è Bella; il suo impegno in musica, negli ultimi anni, ha gettato le solide basi per la diffusione di un messaggio di pace capace di superare i confini geografici e far dialogare diverse culture. La cantante israeliana Noa sarà ospite al Teatro San Carlo il 6 giugno 2012, accompagnata da musicisti d'eccezione come il Solis String Quartet e il chitarrista Gil Dor per un omaggio alla canzone napoletana d'autore. Noapolis – Noa Sings Napoli questo il nome del concerto, già titolo del progetto discografico pubblicato lo scorso 28 febbraio che contempla, tra i titoli della tracklist, i brani Era de Maggio, Santa Lucia Luntana, Je te vurria vasà, le villanelle Sia maledetta l'acqua, Villanella che all'acqua vai e le trasposizioni in ebraico Nini Kangy (Lily Kangy) e Gaa' Gua (Nonna Nonna). Suggestioni mediorientali e fascino della melodia partenopea, passante attraverso il genio immortale di E.A. Mario, Di Giacomo, Murolo, Bovio, Capurro, per un concerto che condurrà lo spettatore lungo atmosfere magiche e territori senza tempo.


Teatro di San Carlo

Mercoledì 6 giugno 2012, ore 20.30

Un omaggio artistico alla citta' di Napoli, ma anche un difficile esame musicale e linguistico per un concerto, che ha trascinato il pubblico del teatro San Carlo, il pubblico piu' napoletano che ci sia, per il quale l'artista israeliana Noa ha adattato ai suoi straordinari mezzi vocali una ricchissima serie di canzoni della tradizione napoletana, cantando con tanto ardore e divertimento da trascinare in un unico coro i 1.200 spettatori che riempivano ogni posto.



Il concerto intitolato ''Noapolis'' ha fatto da prologo questa sera alla V edizione del ''Napoli Teatro Festival Italia'', che prendera' domani in via con uno spettacolo del grande guru dell'avanguardia internazionale Roberto Wilson (The Makropulos Case) e si concludera' fra tre settimane con la creazione di un altro grande assoluto del teatro europeo Peter Brook (The Suit). Nei 25 giorni saranno in scena 30 spettacoli, ordinati nel programma messo a punto dal direttore Luca Di Fusco e prodotto dalla Fondazione Campania dei Festival. Un cartellone che ha vari temi e vari picchi: fra gli altri un focus sul teatro israeliano contemporaneo, del quale l'esibizione di Noa e' stato un prologo affascinante. Non si tratta di una novita' assoluta, tuttavia, per la cantante, che tanti anni fa comincio' un percorso culminato prima in ''Napoli - Tel Aviv'' che era un processo di traduzione e interiorizzazione dei classici ebraici nella cultura napoletana; e poi si e' arrivati a ''Neapolis'' del 2011. L'approdo al massimo teatro cittadino di Napoli, il palcoscenico della grande tradizione lirica, e' stato definito dalla cantante ''l'avverarsi di un sogno; l'appuntamento aspettato da tanto tempo''. E Noa non ha mancato questo appuntamento, proponendo alcuni classicissimi come ''Torna a Surriento'', cosi' come il melodico contrappunto di ''Era de Maggio'', l'affondo felice di ''Sia maledetta l'acqua'' e la tenerezza di ''Nonna Nonna'' per la prima volta in lingua ebraica. Al contempo il Solis String Quartet e il solista Gildor hanno dato nuova linfa all'arte della cantante, che in brevi racconti in italiano ha intrecciato con dolcezza alcuni momenti della sua vita all'amicizia e all'ammirazione per i napoletani. Nata in Israele da genitori yemeneti, Noa e' cresciuta a New York, ma a 17 anni ha voluto conoscere Israele e li ha imparato ad usare la sua bellissima voce, che ne ha fatto una delle artiste piu' amate del mondo, che ha cantato davanti al Papa e al presidente Clinton, davanti a Rabin e ad Arafat. Ma fra tanti pubblici il piu' difficile da conquistare era forse proprio il pubblico napoletano. Ma la battaglia artistica e' stata vinta, dall'inizio sino ai bis, fra i quali anche il celebre tema di ''La vita e' bella''.

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